Monferrato Casalese : cosa vedere in tre giorni

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Cominciando a scrivere questa guida dedicata al Monferrato Casalese mi sarebbe piaciuto raccontarvi subito le origini di questo nome, curiosità che mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Ma quello che ho scoperto fin da subito è che sulle origini del termine Monferrato gli studiosi sono ancora molto incerti e – probabilmente – non troveranno mai una risposta definitiva.

Ed in effetti è un territorio un po’ misterioso il Monferrato, fatto di castelli, fantasmi,meraviglie nascoste e panorami velati dalla nebbia che – quando si dirada – ti lascia davvero a bocca aperta. Nella guida di oggi ripercorrendo le tappe del nostro ultimo tour vi racconto cosa vedere nel Monferrato Casalese, ossia il Monferrato in provincia di Alessandria. Vi propongo un itinerario di tre giorni.

Monferrato Casalese : Giorno 1

Casale Monferrato

Una visita che si rispetti del Monferrato Casalese non può che cominciare dalla capitale storica di questo territorio, Casale Monferrato. Questo antichissimo comune sorto sulle rive del Po ha vissuto i fasti della dominazione dei Paleologi prima e dei Gonzaga successivamente, mantenendo in ogni caso sempre un tratto distintivo : la capacità di far convivere pacificamente culture e religioni diverse.

Monferrato Casalese
Casale Monferrato al mattino presto

Un territorio unico, ricco di storia e tradizioni (anche dal punto di vista enogastronomico, basti pensare che qui sono stati inventati i Krumiri). Ovviamente la sua storia merita un capitolo a parte.  Potete trovare la guida completa a Casale Monferrato a breve sul nostro sito

Monferrato Casalese : Giorno 2

Il Sacro Monte di Crea

Tra le valli e le pianure del Monferrato Casalese, il Sacro Monte di Crea svetta come una sentinella coperta di verde. Pur trattandosi tecnicamente di una collina, è sicuramente una delle più alte del Monferrato. Qui troviamo il complesso del Convento di Santa Maria, una destinazione che consiglio a tutti, persino a chi non ama particolarmente le opere d’arte a carattere religioso.

Monferrato Casalese
Il Sacro Monte di Crea

La Basilica è splendidamente affrescata e già la splendida Cappella di Santa Margherita meriterebbe da sola la visita. Anche se si è tentata qualche ipotesi, l’autore formalmente è ancora ignoto, chiamato semplicemente il ‘Maestro di Crea’.

Monferrato Casalese
L’interno della Basilica

Spostandoci però nel corridoio laterale (credo quello che si collega alla Sagrestia), possiamo trovare qualcosa di davvero curioso : tantissime opere ex voto di privati (a volte dipinti, a volte fotografie). Sebbene dal punto di vista artistico possano spesso lasciare a desiderare, il racconto sociologico che si assorbe è preziosissimo. Scorrendo con lo sguardo si rivedono scene di vita vissuta, spesso anche in contesti particolarmente drammatici. Quasi tutti gli ex voto – infatti – rappresentano proprio la circostanza dell’avvenuto miracolo.

E così possiamo curiosare tra esplosioni, mandrie impazzite, lupi, scene di guerra, rapine o circostanze più semplici quali lo scoppio accidentale di una gomma di un trattore. Tutte circostanze mortali, fortunatamente (o miracolosamente) scampate. La collezione è davvero enorme e ci si potrebbe stare delle ore.

Uscendo dalla Basilica merita assolutamente una visita l’altro tesoro di questo complesso : le ventitré cappelle, ciascuna arricchita da complessi scultorici incredibili. Alcune non sono attualmente visitabili ; vi consiglio di non perdervi per nessuna ragione La Recita del Rosario e – soprattutto – la Cappella del Paradiso.

Sono rimasto davvero a bocca aperta guardando lo splendore di questa cappella, dove – entrando – sei letteralemente dentro l’opera. E se ne deve essere accorto sicuramente Franco Andreone, guardiaparco e nostra instancabile guida della giornata, che ha saputo consigliarmi anche il punto migliore per scattare qualche foto cercando di non lasciare nulla fuori dal mio obiettivo. Ci credereste che per anni queste opere sono state considerate di scarso interesse artistico ? Oggi – fortunatamente – cominciano a godere di nuova vita.

Pausa pranzo e degustazione : Tenuta La Tenaglia

Terminata la visita al Sacro Monte non potevamo non visitare la vicinissima Tenuta La Tenaglia. Questa proprietà, un tempo storica dimora dell’omonimo Capitano di Ventura è stata negli anni acquistata dalla famiglia Ehrmann (se qualcuno ricorda le mie Instagram stories in Germania di un paio di anni fa dove tessevo le lodi di uno yogurt in un video rubato da Veronica..ecco…sono sempre loro..!!). Oggi è Sabine Ehrmann a tenere le redini della tenuta che produce – tra i tanti vini – il Grignolino premiato da Il Gambero Rosso con l’ambito premio dei Tre Bicchieri.

Il Grignolino è un vino ‘beverino’ (adoro questo termine che indica un vino facile da bere). Eppure, nella sua semplicità, ha la preziosissima capacità di abbinarsi ai piatti ‘grassi’ di questa zona. La sua acidità infatti pulisce la bocca e si abbina perfettamente con la cucina del Monferrato Casalese. Prima che il Barolo dominasse la scena enologica del Piemonte, il Grignolino era il vino ‘ufficiale’ della famiglia Reale.

Vedi Il Sacro Monte di Crea e la Tenuta La Tenaglia sulla mappa

Museo della Grappa dell’Antica Distilleria di Altavilla

Saliamo ulteriormente di gradazione spostandoci nella piccola frazione di Cittadella per ammirare un Museo davvero originale : il Museo della Grappa. Attraverso antichi impianti di distillazione (un’esperienza quasi da archeologia industriale) e macchinari decisamente più attuali impariamo qualcosa sulla preparazione di questo prodotto ‘orgoglio’ della tradizione italiana.

La degustazione è davvero un piacere : la grappa che assaggio ‘va giù liscia’ lasciandoti un buon sapore e senza pizzicare in bocca. Dopo qualche secondo – però – il viso ti si scalda e capisci che stavi sorseggiando un superalcolico (ma ormai è troppo tardi…). Oltre all’assaggio due cose mi hanno colpito particolarmente :

  • l’antica (ed ancora funzionante) caldaia alimentata a tralci di vite ;
  • la severità dei controlli normativi sulla produzione degli alcolici. Pensate che – una volta che il prodotto fermenta e diventa alcolico – l’azienda non ha più alcun accesso in modo indipendente ed è sottoposta a controlli continui. E tutto diventa un fiorire di ceralacca, lucchetti e carte bollate. Insomma :  il monopolio di Stato qui si sente davvero.

Vedi il Museo della Grappa sulla Mappa

Cena : Osteria il Melograno a Terruggia

Arrivo a Il Melograno dopo una rapida passeggiata attraverso il piccolo paese di Terruggia. Ad accoglierci c’è Carlo, chef appassionato ed orgoglioso delle specialità del proprio territorio. Nonostante siano giorni che non facciamo altro che mangiare, non riesco a rifiutare i tagliolini al tartufo bianco, davvero eccellenti (ottime materie prime). Stesso mi viene da dire della battuta di Fassona.

Scambiamo quattro chiacchiere con Carlo che ci racconta la sua idea di cucina. Lo ama proprio il suo Piemonte, la cucina piemontese per lui è meglio di qualsiasi altra cosa. Se uno va a Roma, mi dice, è per vedere i monumenti, non per mangiare. Abbozzo una risatina, vorrei raccontargli della nostra Amatriciana, della Carbonara, della Cacio e Pepe, magari come te la servono a Trastevere, chiusa in una crosta di formaggio fumante.

Ma sono troppo stanco per inutili campanilismi e questo tartufo mi è piaciuto troppo.  Così ci congediamo, non prima di aver visto il suo piccolo Infernot. Sapete che cos’è un Infernot amici ?